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"L'ultima tela di Cefaly" è un assai riuscito ibrido tra romanzo d'attualità, romanzo storico, thriller con aspetti inquietanti, un intreccio tra fatti reali e storie fantastiche che ai fatti reali si ispirano e che da essi traggono vita e forza nel loro incredibile dipanarsi. Le vicende si snodano tra eventi storici e episodi di cronaca odierna, in una terra - la Calabria - attraversata da briganti e avventurieri, ma anche da sparuti viaggiatori inglesi - come Arthur John Strutt - che si spingono nel loro tour fino alla punta estrema dello Stivale. La storia ruota attorno alla misteriosa scomparsa di un'opera d'arte, il dipinto del calabrese Andrea Cefaly, appartenente ad un trittico in cui è raffigurata una giovane ragazza con indosso l'abito tradizionale della comunità arbëreshe, minoranza etno-linguistica risiedente in Calabria. La ricerca del quadro scomparso è intrapresa dopo oltre cento anni dai due protagonisti - la giornalista calabrese Giorgia Miceli e l'architetto tedesco Gunter Maeler che si muovono, sullo sfondo di una battaglia sociale che dà speranza, in una terra di selvatica e offesa bellezza con le sue profonde e intime lacerazioni.